Il palazzo de Cicco

Il palazzo de Cicco, impropriamente chiamato castello, è stato costruito da Luca de Cicco, figlio di Giuseppe de Cicco.

Si pensa che la famiglia de Cicco sia originaria di Tours, in Francia, e da lì, scappata in Italia durante la Rivoluzione Francese, trovò ospitalità nel Regno di Napoli.
Giuseppe de Cicco, figlio di Luca e di Carmela Calia, proveniente da Toro (CB), dove nacque il 12 settembre 1782, si trasferisce a Poggio Imperiale dalla sua città natale con tutta la famiglia: la moglie Concetta Petrucci e due figli, Luigi e Luca.
Nel nuovo comune la famiglia si accresce di altri figli: Carmela, nata il 24 luglio 1812 e Domenico, nato il 12 settembre 1815, ma morto subito dopo e precisamente il primo ottobre dello stesso anno.
Il 31 gennaio 1818 nasce Aurora, mentre il 26 novembre 1822 un maschio, Domenico. Il 28 febbraio dello stesso mese è battezzato nella Chiesa di san Placido m. in Poggio Imperiale dall’Economo Curato don Sabino Ricciardi.
Il 28 marzo 1826 nasce Maria Giuseppa, mentre il 1828 nasce Marianna Concetta.

Benestante terriero, sperimenta per primo l’industria agricola a gran portata, con allevamento di diverso genere di bestiame.

Masseria La Torretta, fatta costruire da Giuseppe de Cicco.

Egli, infatti, era proprietario di Giumente e Cavalli n. 78, vaccine  e buoi  n. 54, pecore n. 1746, capre n. 307, maiali n. 50, muli ed asini n. 4, che pascolavano nel Bosco Isola di proprietà del Comune di Poggio Imperiale.

Versava, infatti, al Comune una somma annua di ducati 60,25. Per diversi anni aveva affittato il Bosco, proprio per permettere un pascolo abbondante ai suoi animali.

A Poggio Imperiale, pochi anni dopo il suo arrivo, costruì una casa di due piani con l’accesso e balconi sulla strada, parallela alla via per Lesina, chiamata seconda strada Lesina. Successivamente fu intitolata con il suo cognome: Via de Cicco, ancora oggi esistente.

Sul terreno agricolo, invece, accanto al fabbricato campestre, fece costruire una specie di torre, chiamata Torretta.

Fu il primo Sindaco del Comune di Poggio Imperiale dal 1° aprile 1816 al 1818. Fu ancora Sindaco del Comune nel 1833 e stette in carica fino al 1838.

Tra le cose importanti che egli riuscì a realizzare fu il Cimitero, aperto alla mesta funzione nel 1837 ed il Municipio.

Nella parte superiore del nuovo Municipio erano sistemati gli uffici ed a fianco c’era l’abitazione del cancelliere. Al piano terra i locali erano destinati ai servizi, alla sede dei vigili urbani ed alle prime aule scolastiche.

La moglie, Concetta Petrucci, morta il 23 marzo 2828, fu sepolta nella chiesa di S. Placido m. nell’ultimo pilastro del primo Cappellone e nel suo lato verso l’altare del SS. Cuore di GESÙ. Qui si leggeva la seguente scritta: – “D. O. M . Mortale quidquid habet — hic deposita — Concepta Petrucci — Incomparabili exempli foemina — * Quae continue iuvavit hunc populum — et nunquam … morte turbavit — Die XXIII mense Martii MDCCC XXVIII Aetatis suae XLV — S. T. T. L. — O beatissima Anima — Joseph de Cicco conjux optimus – B.D.S .M. Hunc tumulum cum lacrimis – posuit”.

Giuseppe de Cicco morì il 31 marzo 1841, all’età di 60 anni, lasciando ai superstiti sette figli tutto il suo patrimonio.

Il figlio Luigi, che aveva scelto lo stato ecclesiastico, ebbe costituito il sacro patrimonio a norma delle vigenti leggi di quell’epoca, grazie all’assegno di vari fondi, che gli dovevano offrire la rendita netta di ducati cinquanta. Tutto questo risulta da un atto del 13 ottobre 1830 del notaio Zaccagnino.

Fin dal 1832 fu il primo Cappellano della Congregazione del SS. Cuore di Gesù, e nel 1839 fu nominato curato della Chiesa di S. Placido m. di Poggio Imperiale, incarico che rivestì fino al 30 settembre 1859.

Il figlio Luca studiò nel Real Collegio Medico a Napoli e il 19 dicembre 1827 ebbe un pubblico elogio, insieme con altri studenti, per essersi particolarmente distinto nello studio (Cfr. Giornale del Regno delle Due Sicilie n. 294 di giovedì 20 dicembre 1827.) (1) Egli fu Il primo professore di Poggio Imperiale, scrive Fraccacreta, tomo IV, p. 206, e nel Collegio Medico ebbe la licenza di Dottore Fisico e poi nel 1834 quella di Dottore in Legge. Ereditò un terzo dell’azienda agricola paterna ed altri beni.  Sposò una nobildonna napoletana, Giulia Mazzoni, nipote del re Ferdinando II, ed ebbe una dote di ducati 1200. Fece costruire il maestoso palazzo in mattoni ed alla sommità quel largo cornicione di lastre, ricavate dalle nostre cave di pietra, nel centro del quale è incastonato lo stemma di famiglia.

Palazzo De Cicco 1835

 

 

 

 

 

Nella parte posteriore, rivolta alla campagna, troneggiano agli angoli due torrioni, che danno l’idea di una fortezza. Ancora oggi conserva l’imponenza dei secoli passati.

Molto caratteristo l’atrio d’ingresso.

Un grandioso edificio in stile neoclassico. Notiamo, infatti, che con poche varianti i capitelli classici furono adottati nell’architettura dal Rinascimento al neoclassicismo, mentre nell’ottocento il carattere eclettico di tanta architettura ha subordinato la forma dei capitelli attraverso la rielaborazione dei modelli del passato. Il capitello cessa la sua funzione con l’avvento dell’architettura contemporanea. Nei capitelli vediamo la forma delle “chiocciole” senza foglie, proprio dell’ordine ionico.

L’ordine ionico è il secondo dei tre ordini architettonici classici. Esso assorbe e rielabora motivi orientali; la ricca decorazione orna la struttura architettonica senza appesantirla.

Il repertorio classicista forniva un materiale razionalmente funzionale alla progettazione, che gli architetti misero al servizio di mutate condizioni sociali e politiche nel momento in cui la nuova classe in ascesa, la borghesia, subentrava alle vecchie caste privilegiate. La città, come luogo deputato della vita civile, divenne il tema principale: si costruirono non solo palazzi e chiese come templi classici, ma anche teatri, caserme, ospedali, mercati, prigioni; si agì sul tessuto urbano, creando strade, piazze, giardini: nacque allora il concetto stesso di urbanistica in senso moderno.

Al piano inferiore c’erano le stalle e i depositi di materiale agricolo. Nella parte posteriore si entrava in un grande orto che, oltre a piante di ulivi e vigneti, aveva numerosi alberi di frutta.

Gli abbondanti vigneti producevano vini prelibati e di grande pregio, ricercato da esperti vinificatori del nord.

Acquistò dal Comune di Poggio Imperiale un terreno per costruirvi delle fosse per la conservazione dei cereali. (Cfr. DECRETO n. 4850 autorizzante il Comune di Poggio Imperiale in Capitanata ad alienare a D. Luca de Cicco per lo prezzo di ducati trenta il dimandato tratto di pubblico suolo per costruirvi dieci fosse onde riporvi cereali. Napoli, 26 settembre 1838). (Cfr. Leggi e Decreti cit., anno 1838, p. 156). DECRETO n. 4933 che permette al Comune di Poggio Imperiale in Capitanata ad alienare a D. Luca de Cicco per l’offerto prezzo di ducati trenta il tratto di suolo pubblico da lui chiesto, per costruirvi dieci fosse da riporvi cereali. Napoli, 3 dicembre 1838. (Cfr. Leggi e Decreti cit., anno 1838, p. 218).

In base ad una deliberazione del decurionato di Poggio Imperiale del 1841, con la quale si invitava la popolazione ad incoraggiare l’agricoltura, si pubblicava la seguente notizia: “Colui che pianterà una versura di vigna, le cui viti siano piantate a regola d’arte, ed assicurata la vegetazione per un anno, avrà diritto ad un premio di 10 ducati” (Nella provincia di Foggia, l’unità locale di misura della superficie usata in agraria è la versura. Il valore della versura è variabile da comune a comune; nel capoluogo corrisponde a 123,45 are, ossia a 12.345 m2). Naturalmente i cittadini di Poggio Imperiale non si lasciarono sfuggire questa opportunità, specialmente i proprietari delle grosse aziende agricole.

L’estensione delle colture pregiate, dei vigneti e degli oliveti in particolare, si aggirava complessivamente in Capitanata intorno a 2600 versure.

Il sistema di coltivazioni delle viti era quello latino e i filari distavano poco più di un metro l’un dall’altro.

La varietà d’uva prodotta era: Montepulciano bianco e rosso, malvasia bastarda, nirico, somarello, monsonico, bombinone e bombino bianco. I vini erano ottimi e molto ricercati su tutti i mercati specialmente della Lombardia e del Piemonte. La richiesta era tale e tanta da non poter essere soddisfatta per esaurimento del prodotto, nonostante che nuovi vigneti s’impiantassero di anno in anno.

Carmela, sposava il signor Antonio Torelli ed Aurora il signor Consalvo Petrucci.Tutte e due cedevano i loro diritti ereditari ai tre fratelli: Luigi, Luca e Domenico, Aurora con atto del 6 giugno 1843, rogato dal notaio Gentile, mediante lo sborso di ducati 2300 e Carmela con atto del 7 settembre 1844 rogato dal notaio Zaccagnino, mediante lo sborso di altri 2200 ducati. (Cfr. atti di proprietà rivendicati davanti la Prima sezione della Corte d’Appello delle Puglie sedente in Trani, Foggia, 1878. Il documento mi è stato fornito da Peppino BUCA).

Le altre due figlie Marianna Concetta e Maria Giuseppa divennero monache e per tale cambiamento di stato cedevano i loro diritti al fratello Luigi. La prima fece predisporre un atto dal notaio Biccari il 10 maggio 1841 e la seconda dal notaio Bruno il 23 novembre 1847, mediante lo sborso delle spese necessarie alla cerimonia di velazione. Tutto questo si legge nell’atto del 13 febbario 1848, stipulato dal notaio Gentile, nel quale il concessionario Luigi de Cicco, a sua volta, cedeva i menzionati diritti ed obblighi ai fratelli Luca e Domenico.

Dal matrimonio di Luca e Giulia nacquero cinque figli: Giuseppe, Ferdinando, Francesco Raffaello, Concetta e Maria Grazia. Alla morte di Luca de Cicco avvenuta il 16 novembre 1855, già vedevo di Giulia Mazzoni, deceduta il 26 giugno 1854, qualche mese prima, i beni di famiglia delle quote ereditate a lui spettanti e di molti acquisti di beni mobili ed immobili, di una vertenza  tra il Comune di Poggio Imperiale e Luca de Cicco, affittuario della tenuta demaniale di Focicchia, per una sua riduzione di estaglio, risolta a suo favore (ASFG, INTENDENZA, GOVERNO E PREFETTURA DI CAPITANATA, atti, Anno 1854 – 1858, B. 472, fasc. 13) erano designati i propri figli, tutti di minore età, con testamento del 11  novembre 1855, eredi, legando la disponibilità ai tre maschi e la legittima come per legge a Concetta e Maria Grazia.

Fu necessario nominare dei tutori per i minori e il Consiglio di famiglia, riunito il 26 novembre dello stesso anno, nominò tutore lo zio Luigi de Cicco e tutore Surrogato il signor Michelangelo Mariani, che rafforzarono alla meglio un inventario dei beni comuni ed indivisi con atto del notaio Farina il 4 dicembre dello stesso anno, affidando la custodia di tutti i cespiti a Luigi de Cicco. Il 10 gennaio 1877 decedeva Domenico de Cicco, fratello di Luca e figlio di Giuseppe, primo sindaco, aprendosi così una nuova successione alla  quale partreciparono Luigi, le sorelle e i figli di Luca. Luigi de Cicco, prete, come si può ben capire, è stato l’unico tutore e custode dei beni de Cicco. L’inventario del 1855 riportava  ancora inseriti un palazzo, quattro soprani, 33 sottani e 6 fosse, mentre l’inventario del 1877 riporta il palazzo, un soprano, 16 sottani, che con i 13 assegnati a Ferdinando e Francesco Raffaele ammontano a 29 e 5 fosse. I fondi rustici sono quasi tutti spariti. I beni, sotto la custodia di Luigi de Cicco, prete, sono  andati sempre più assottigliandosi. In una dichiarazione fatta da Luigi il 26 ottobre del 1877 si legge di aver venduto animali, generi di cereali ed altri prodotti per la somma complessiva di lire 17862,30. Nonostante tutto, i debiti di Luigi de Cicco, prete, continuarono sempre più ad aumentare. Ci sono, infatti,  delle istanze di Giuseppe de Cicco, figlio di Luca, per lire 7246,85, un’istanza del tesoriere del Comune di Poggio Imperiale per lire 10680, per canoni scaduti sulla Masseria Quadrone di Focicchia fino ad agosto 1877.

Luigi de Cicco ricevette dal padre il sacro patrimonio (questo patrimonio consisteva in un assegno di fondi urbani, gravati del solo contributo fondiario, ma produttivo della rendita di duc. 50, in base alle disposizioni vigenti in quell’epoca) con atto del 30 ottobre 1830. Così si legge nella nota: “Per effetto di tale costituzione di patrimonio il costituito sig. de Cicco Giuseppe è venuto a donare al suddetto di lui figlio Luigi a titolo di donazione irrevocabile tra vivi li descritti fondi, affinché lo stesso possa giungere allo stato sacerdotale, e vita sua durante godersi i frutti di essi. Dopo la di lui morte i fondi ritorneranno nel dominio del donante, o a chi per esso”.

La custodia dei beni de Cicco, affidata a Luigi, ammontante alla cifra di oltre 43 mila ducati, come si può leggere in questo prospetto:

sarebbe finita nel nulla se non si fosse ricorso ai ripari.

Luigi aveva acquistato il fondo della Masseria Quadrone Focicchia, anche questo pignorato dal Tesoriere del Municipio di Poggio Imperiale per canoni mai pagati, come già citato.

Per correre un po’ ai ripari si affidò la custodia dei pochi beni rimasti a Francesco Raffaello figlio di Luca e nipote di Luigi.

Francesco Raffaello, licenziato negli studi di Ginnasio e Liceo, come dimostrano i certificati rilasciati dal Liceo di Lucera il 5 marzo 1866 e 28 dicembre 1868, godeva della fiducia dei suoi concittadini e del Primo Presidente della Corte di Appello, il quale, con decreto del 21 marzo 1878 gli affidava il delicato incarico di Vice Conciliatore (In seguito alla legge 16 giugno 1892, n. 261 veniva regolato il funzionamento di un vero e proprio ufficio di conciliazione, retto da un giudice elettivo competente in materia di “azioni personali, civili e commerciali” fino a 100 lire di valore, di “danni dati” fino alla stessa somma e di locazioni di immobili. Accanto alla figura del giudice conciliatore, la legge del 1892 prevedeva la presenza di un vice-conciliatore e di un messo) nel Comune di Poggio Imperiale.

I beni de Cicco ormai erano quasi tutti ipotecati. Il declino di questa famiglia era ormai prossimo.

Ferdinando, altro figlio di Luca, vide, invece, con apatia, senza curare di porvi rimedio, cadere a pezzi la fortuna della famiglia, che già aveva primeggiato nel passato.

Don Ferdinando, quando la famiglia era in fiore, da giovane aveva dimorato a lungo e frequentemente a Napoli. Parlava il dialetto napoletano, perché pensava di distinguersi maggiormente dalla parlata dei compaesani. Era un bonaccione, rassegnato alla propria sorte.

Viveva nel maestoso palazzo, in gran parte disabitato, con il fratello Francesco, detto Ciccillo, e l’ultimo dei figli, Luca, che poi si sposò a Verona, dove si trasferì definitivamente, dopo una breve  permanenza con la moglie a Poggio Imperiale.

La nipote  di Luca De Cicco e figlia di Francesco Raffaello, Giulia, sposò Vincenzo Modola. Questi conobbe Giulia a Poggio Imperiale durante una visita oculistica fatta nell’ambulatorio del dott. Enrico Nista. Dopo il matrimonio Giulia si trasferì a San Severo.

Attilio, figlio di Ferdinando, laureatosi in legge all’università di Roma, oltre ad essere un valente oratore, fu console a Beirut. Si stabilì a San Severo e fu fondatore del fascismo sanseverese.

Il palazzo venne perso, a causa dei debiti contratti prima da Luigi e poi da  Ferdinando e Francesco, chiamato Ciccillo. Il palazzo, così, fu venduto, per i debiti di famiglia, ai Chirò di San Severo.

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(1) Napoli 19 dicembre 1827. Pel felice compimento del tredicesimo anno di S.A.R. la principessa d. Atonia, Augusta figliola di S. M. il Re Signore Nostro, si è questa mattina tenuto il Circolo, da noi annunziato colla data dei 17 andante; e le LL. MM. Unitamente ai Principi e alle Principesse Reali hanno in tal Fausta Circostanza ricevuto novelli attestati di rispetto e di amore da tutti i cospicui personaggi che vi sono intervenuti. – Noi veggiamo sempre con vero piacere l’impegno e le cure che la nostra gioventù dedita allo studio dell’arte salutare si dà per sostenere l’antica gloria della scuola medica napoletana. Ci è grato perciò di far conoscere al pubblico i nomi non solo degli alunni del Real Collegio Medico cerusico che nell’accademie mediche, tenute nel collegio istesso nei giovedì dello scorso anno scolastico, han recitato delle dissertazioni; ma quelli ben anco degli altri alunni del medesimo Real Collegio che negli esami precedenti han meritato le lauree gratuite, o si sono particolarmente distinti.  Ecco alcuni nomi… Celestino Lupi di Villalago in Abruzzo Ultra 2.° Antonio Ciccone di Saviano in Terra di Lavoro.Antonio Fiorillo di Monteverde in Principato Ultra.Biagio Vizioli di Colledimezzo in Abruzzo Ultra. Luigi Veltri di Lago in Calabria Citra. . Luigi Andreana di Accadia in Capitanata. . Daniele Marmo di S. Rufo in Principato Citra; . Nicola Teti di Torricella in Abruzzo Citra. . Luigi Gioja di Cassano in Calabria Citra. . Antonio Cinelli di Piaggine Soprane in Principato Citra. D. Giovan Giuseppe d’Amore di Piedimonte d’Alife in Terra di Lavoro. D. Francesco Ciano di Bonito in Principato Ultra. D. Gerardo Jannelli di Potenza iu Basilicata. D. Ferdinando Ricci di Larino in Molise. . Ciro Rodelli di Trani in Bari. . Salvadore Rodriquez di Lipari in Sieilia. . Lodovico Vittorini di Collelongo in Abruzzo Ultra 2.° Classe di Fisica, e Chimica. Antonio del Toro di Catanzaro in Calabria Ultra.

Pietro Massaro di Capotrisi in Terra di Lavoro.

Luca de Cicco di Poggio Imperiale in Capitanata.

Saverio Frangillo di S. Giuliano in Molise.

Nicola Flammia di Frigento in Principato Ultra…