Dal libro: Il giovanotto Poggio Imperiale cresce

Tratto dal libro: “Il giovanotto Poggio Imperiale cresce”. Edizione del Poggio, anno 2018 di Alfonso Chiaromonte

Presentato il 29 luglio 2018

La Chiesa di san Placido m. aveva tre altari con le statue di legno: l’altare Maggiore dedicato a S. Placido, che il Principe fondatore titolò con il suo prenome, a destra l’altare dedicato al SS. Cuore di Gesù’ nel primo dei suoi Cappelloni; a sinistra quello dedicato a san Michele, che, come Santo tutelare, si festeggiava l’8 Maggio e il 29 Settembre anche con il corso equestre. La Chiesa, in origine era larga 24 palmi[1] e lunga 50, nel 1820 era lunga 83 palmi e nel 1832 si allungò fino a 100 palmi con quei tre Cappelloni e Coretto aggiuntivi all’Ovest, larghi 18, lunghi 85. La porta era all’Est, di fronte alla Palazzina. Nella Chiesa c’erano i seguenti epitaffi: uno nell’ultimo pilastro del primo Cappellone e nel suo lato verso l’altare del SS. Cuore di Gesù: — D. O. M . Mortale quidquid habet — hic deposita — Concepta Petrucci — Incomparabilis exempli foemina — * Quae continue iuvavit hunc populum — et nunquam nisi morte turbavit — Die XXIII mense Martii MDCCC XXVIII Aetatis suae XLV — S. T. T. L. — O beatissima Anima — Joseph de Cicco conjux optimus – B.D.S.M. Hunc tumulum cum lacrimis – posuit.

Un altro nel pilastro tra il primo e secondo Cappellone sul lato verso la porta — Ave Concepta — Amares parenti deliciaeque — O digna Deo, virginumque choreis — Ave ìterum salve, et vale — Nostrique ne obliviscitor — Sed Coelestem doni sequeris sponsum – Quantum potes, adjuva — Nata est Sancti Severi XIII Kal. Sept. — Ann. MDCCCXXVII — Vixit menses XI. Dies III — Mors per peccatum — ast moritur qui criminis expers, — Non meliore potest Claudere morte dies — Coelestinus Trotta , et Antonia Maria Oliva — Filiae Dei carissimae , et . . .

L’ultimo sul Presbiterio a sinistra sotto la nicchia della statua dell’Addolorata — D. O. M. — Hic ossa jacent — • Bartholomaei Sacer. Cocca — Doctr. moribusque praeclar. — qui inter viventium numerum — annos extit.LII.; — Laborib. tandem consu: meritis — plenus in pace diem obiit supremum — – XV. Kalen. Februar. 1802 — Ad ejus aeternam memoriam —Nicolaus Cocca grati. Nepos, hunc tumulum magno cum fletu posuit.

Prima della costruzione del cimitero i cadaveri venivano inumati nella Chiesa, dotata di una Cripta, dove si accedeva con una breve scalinata in legno. L’apertura era al centro della Chiesa e le pareti erano ornate di immagini sacre. Le bare venivano poste le une sulle altre lungo le pareti, mentre in uno spazio chiuso, sotto la scalinata, c’era l’ossario che raccoglieva le ossa recuperate dai cadaveri. L’apertura era chiusa inizialmente da un coperchio in legno e dopo da una grossa pietra ad incastro.

L’ultima persona inumata nella Chiesa di san Placido m., il 9 febbraio 1837, fu il sacerdote don Antonio Bubici di anni 30, figlio di Primiano e di Agata Chiaromonte, deceduto alle quattro del mattino del giorno 8 febbraio “munito dei SS. Sacramenti della Chiesa ed assistito al ben morire da me qui sottoscritto economo curato.

         Quindi previo invito dello stato civile è stato seppellito nel Presbiterio di questa Chiesa avanti la nicchia di Maria SS. Addolorata presenti per testimoni Rocco e Vincenzo Soimieri. Sacerdote Pietrangelo Ricciardi[2]”.

Dopo l’apertura del Cimitero, divenuto funzionante proprio nel 1837, la Cripta fu interrata con tutte le bare che vi erano state depositate, anche perché, erano aumentati gli abitanti e la Chiesa fu ampliata.

[1] Nell’antica Roma un palmo era pari a 1 / 4 di piede, e quindi misurava 7,41 centimetri.

[2] ACPI, Registro dei Defunti, anno 1837.