Il canale di san Focato (Focicchia?)

Nei documenti feudali dell’alto Medioevo, i possedimenti di Lesina vengono citati sempre insieme al fiume Lauro e alla foce di San Focato, come se questi ne fossero i limiti e oltre di essi fosse un’altra giurisdizione.(1)

Seguiamo però un certo ordine.

Nel 944 furono date per 15 anni al giudice Urso e al chierico Alfano “integras omnes aquas et terras seu piscaria que vocatur in flubio in Lauri et in ipsa foce ad Sanctum Focato et omnibus terris que et quantis sunt pertinentes memorati nostri monasterii per totas fines et pertinentia de toto castaldato Lesine”.

Il monastero di San Vincenzo al Volturno fu un grande protagonista, insieme con il monastero di Montecassino, dello scenario costiero adriatico.

L’abbazia molisana detenne beni cospicui intorno al lago di Lesina sin dal IX secolo, beni che furono fra quelli che gli abati si preoccuparono di recuperare nel secolo successivo, nel corso del faticoso processo di ricostituzione del proprio patrimonio seguente la distruzione patita dall’abbazia stessa per mano degli arabi nell’881.(2)

La serie delle pertinenze cassinesi si concluse con quella che comprese San Foca e il corso del fiume Lauro nel lago di Lesina, con annesse pescherie, di cui è possibile sia avvenuta l’acquisizione già verso la fine dell’ottavo secolo, in virtù di una donazione compiuta da parte del principe di Benevento Grimoaldo III.

Particolare: Carte de la seconde partie du royame de Naples, contenant la Capitanate, la Pouille, la terre de Bari et la Terre d’Otrante. Sta in SAINTNON “Voyage Pittoresque ou description des Royaume de Naples et Sicilie”, 5 voll. Pubblicati dal 1781 al 1786.

Resta il fatto che la prima attestazione certa di questi beni nel possesso di Montecassino porta la data del 980 e che sicuramentene l’IX secolo San Vincenzo al Volturno deteneva beni nella zona di Lesina. I beni di Lesina, quindi, sono confermati e già posseduti dall’abbazia alla predetta data in un precetto di concessione e conferma di Pandolfo I e Landolfo IV del 980, dove si legge dettagliatamente il possesso delle rive del lago, della foce, delle pescherie e dell’alveo fluviale del Lauro.

…integram aqua fluvio Lauri ex civitate Lisine ab ipso loco unde exiet et usque ubi mittet in ipso loco, cum albeo et ripis et suis pentinentiis ad molina faciendum et piscaria habendum, insimul cum ipsa foce et piscaria ad Sanctum Focatum subditum eiusdem monasterii, insimul… integre ipse case de intus eadem civitate Lisina cum hota et terris a foris de quantum in eodem monasterio pertinet et de quantum inde ad sacrum nostrum palatium pertinet” (3).

Corso del fiume Lauro con Molino e foce. Particolare ripreso da G.B. BULLO, La laguna di Lesina, Padova 1902.

I beni di cui parlano i documenti sono nella città di Lesina, nel territorio circostante e nei pressi del fiume Lauro (4), sulla riva occidentale della laguna.

Essi sono formati da mulini, case, terre in genere, vigne, orti, pescherie. Sono formati inoltre dal mulino Lauro con la sua riva, da paludi, giuncheti, pascoli, prati e selve.

Si raggruppano intorno a chiese a cui si riferiscono nelle donazioni.

Si ha notizia di qualche chiesa: S. Martino, S. Foca, S. Benedetto…, ma soprattutto di una cella di san Foca.

Baldovino (942 – 957) diede ad Audone e suoi eredi integra cella Sancto Focati et piscaria de supra dicto flumen (Lauro)…cum viis et aquis et molina cum sedilibus(5) e solamente di quella cella cum fauce et piscaria si fa ancora menzione in una bolla di Callisto II (6).

Della Foce San Focato o Focicchia ora non esiste più traccia (7).

Anche il Fraccacreta, dopo aver parlato delle tante foci esistenti intorno al lago di Lesina, così scrive: “Mica accennasi la foce di S. Focato, se fu una di quelle, o la su cennata Focicchia al sud (8).

Con le leggi eversive della feudalità, scrive Fraccacreta (9), Lesina ebbe dalla Commissione Feudale i Quadroni di Focicchia, terreni posti a coltura circa due miglia all’ovest di Lesina e di Terranova (Poggio Imperiale), divisi in quadrati ai suoi coloni, poi assegnati a Poggio Imperiale dal Commissaio Ripartitore D. Biase Zurlo, quando emancipata nel 1816, questa non fu più suo Casale.

I confini della difesa di Lesina erano costituiti a sud dall’attuale direttrice viaria chiamata strada vicinale tratturo Fucicchia (sui documenti si trova scritto indistintamente Focicchia o Fucicchia).

Durante i lavori della bonifica idraulica del lago di Lesina, il canale La Fara e l’adiacente canale Bocca di Lupo (canale Focicchia ) (10) furono uniti nella stessa foce.

l canale Focicchia o Fucicchia si trova a circa un centinaio di metri alla sinistra della masseria e divide la contrada Fucicchia dalla contrada Stinco. Aveva un pozzo (adesso chiuso perché pericoloso) che forniva acqua alla masseria Fucicchia e alle due masseria della contrada Stinco.

La masseria Fucicchia apparteneva alla nobile famiglia Furia di Napoli ed era gestita dalle famiglie Scarpelli e Di Giampietro Caterina. Quest’ultima era dedita alla pastorizia.

Ricordo ancora i resti dei pagliari, racconta Felice di Giulio, erede degli Scarpelli e dei Di Giulio Di Giampietro, adibiti ad abitazione dei pastori (11).

A regime nella masseria lavoravano circa cinquanta persone, tra operai e coltivatori che pagavano le staglie (12) alla famiglia Furia che, da quello che mi raccontava mio padre, i proprietari si presentavano due o tre volte per andare a caccia nel vicino lago di Lesina oppure quando il caldo asfissiante di Napoli li spingeva a visitare i loro possedimenti di circa 300 ettari.

La riforma agraria varata nel 1950 per opera del governo De Gasperi e dei ministri dell’agricoltura Antonio Segni e Amintore Fanfani aveva decretato la fine della masseria.

Lo scorporo dell’Ente Riforma ha creato piccoli poderi di circa 5/6 ettari cadauno, lasciando intorno alla masseria circa 3 ettari che mio padre Gregorio Di Giampietro Di Giulio è entrato in possesso per usucapione (13), visto che i Furia non l’avevano mai coltivato.

I ruderi della masseria sono in gran parte di proprietà del Consorzio di Bonifica della Capitanata ad eccezione delle prime due case a destra della masseria che sono entrate in usucapione insieme ai terreni che gli eredi del Di Giulio Di Giampietro hanno venduto.

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(1) MATTEO VOCALE, Il racconto della lite più lunga e antica d’Italia. Lesina e San Nicandro: ecco la storia di un contenzioso secolare. (letteremeridiane.org)

(2) FEDERICO MARAZZI, Dalle valli ai litorali. Riflessioni sui rapporti fra coste ed entroterra in Italia centrale dall’VIII all’XI secolo, p. 296 e ss. Sta in Medioevo nelle valli, insediamento, società, economia nei comprensori di valle tra Alpi e Appennini (VIII – XIV sec.), a cura di Federico Marazzi, Chiara Raimondo. Atti del convegno di studi internazionali svoltosi a Squillace (CZ) nei giorni 11 – 14 aprile 2019.

(3) D.T. LECCISOTTI, Le colonie cassinesi in Capitanata, I Lesina, (sec. VIII – XI), Montecassino 1937, p. 19. (Cfr. doc. n. XIV, p. 58).

(4) Il fiume Lauro è un corso d’acqua sul promointorio del Gargano, nel Comune di San Nicandro Garganico. Nasce da una sorgente che raccoglie le sue acque per un percorso di circa 2 km, prima di immettersi nel lago di Lesina.

(5) D.T. LECCISOTTI, o.c., doc. X da p. 44 – 49.

(6)  FEDERICO MARAZZI, o.c., p. 283.

(7) G.B. BULLO, La laguna di Lesina, Padova 1902, p. 9.

(8) MATTEO FRACCACRETA, Teatro topografico storico-poetico della Capitanata, tomo IV, Napoli 1834, rapsodia IV, p. 77.

(9) Ibidem

(10 Fucicchia (Focicchia) è il toponimo della località rurale situata ad WSW della difesa di Lesina. In passato, il tratturo omonimo metteva in contatto la Posta della Focicchia di Lesina con la rete di vie sterrate che attraversava l’entroterra planiziale dell’antico territorio della cittadina lagunare.

(11) I Di Giulio Di Giampietro furono transumanti provenienti dall’Abruzzo e successivamente stanziali in Poggio Imperiale.

(12) Termine regionale: canone d’affitto.

(13) Modo di acquisto della proprietà di una cosa o di altro diritto reale di godimento su di essa, mediante il possesso della cosa stessa per un periodo di tempo stabilito dalla legge. L’usucapione ordinario dopo venti anni, quello abbreviato dopo dieci anni-

Pubblicato da Alfonso Chiaromonte

Alfonso Chiaromonte è nato il 25 aprile 1941 a Poggio Imperiale dove attualmente risiede. E' conosciuto come scrittore di cose patrie, autore di apprezzati studi su Poggio Imperiale, di cui ha descritto minutamente la breve ma intensa storia.