San Placido martire, il Santo dei giovani

Ottobre 5

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In occasione della ricorrenza del nostro Santo Patrono, 5 ottobre, è bello ricordare e rivivere alcuni momenti di vita di questo grande uomo.

Per dare più significato alla vita e al martirio di questo Santo, gli studiosi parlano di un altro Placido, martirizzato nell’isola della Sicilia probabilmente durante la persecuzione di Diocleziano (303-313 d.C.) ed è venerato il 5 ottobre, come compare nell’antico martirologio siciliano.L’autore del libro si limita a raccontare i momenti più salienti della vita del Santo, così come è stato tramandato, facendo ogni tanto qualche accenno alla storia, che sta incuriosendo gli studiosi di questo secolo. Essi parlano di san Placido non come di uno, ma di due personaggi, fusi da un monaco benedettino, Pietro Diacono, agiografo del XII secolo.

Al di là di ogni dissertazione storica o disquisizione critica quello che conta è sapere chi è San Placido. Un Santo giovane con una personalità forte e robusta, un giovane che prende la forza dalla sua gioventù e dalle virtù acquisite alla scuola di san Benedetto.

Nella famiglia benedettina, infatti, la vita spirituale dei monaci è un’emanazione della vita stessa dell’abate, padre e maestro, alla cui immagine e somiglianza essi si vanno formando.

San Placido, gloria della Chiesa e vanto della famiglia benedettina, oggi, ha ancora tanto da dire ai giovani e, a chi lo incontra, può trasmettere la sua forza e la sua energia.

L’autore dedica questo libro proprio ai giovani di Poggio Imperiale, li stimola a prendere san Placido come modello e compagno di viaggio in questo mondo, dove, più che i veri valori umani e cristiani, sembrano contare l’apparenza e la superficialità.

Il patrocinio di un Santo occupa un posto significativo nell’identità culturale-religiosa di una città, identità che dipende dal modello di riferimento: il Santo Patrono. Senza un santo, la comunità sarebbe sprovvista di un’identità spirituale.

Si fa menzione di s. Placido, di s. Eutichio, s. Vittorino, santa Flavia e di trenta altri martiri, nei migliori codici dell’antico Martirologio di Occidente, attribuito a s. Girolamo; in quello di Lucca pubblicato da Florentinio; in quello di Corbia,  consultato da d. Luca d’Achery, Spicilegium, tom. 4; in quello pubblicato da Edmund  Marténe, Anecdotes, tom. 3, col. 1563, … in Adone, Usuardo…

Il padre Sollier, nel suo Martirologio di Usuardo, ad 5 october. Chastelain, nel suo Martirologio universale, il padre de Bue, ad 5 october p. 66, distinguono questi martiri dai monaci benedettini e li collocano sotto le persecuzioni generali degli imperatori pagani: parere che sembra provare l’antichità dei Martirologi qui sopra citati.

 Altri scrittori li confondono con s. Placido e con i suoi compagni, tutti discepoli di s. Benedetto. S. Gregorio Magno ed altri santi dottori della Chiesa ci fanno sapere che c’è stato certamente un s. Placido , che fu uno dei più illustri discepoli di s. Benedetto. Leone Marsicano  scrive nell’undicesimo secolo, giusto gli atti dell’ ordine, in Historia Cassinensis, lib. 1, c. 1, che Placido è mandato in Sicilia.

Che Placido sia stato martirizzato, è attestato da Bertario, abate di Montecassino, nell’opera De vita Santissimi Benedicti, p. 145. (Il martirologio ricorda la festa di questi martiri con le seguenti parole: “ Messanoe in Sicilia natalis Sanctorum martyrum Placidi monachi, discipuli beati Benedicti abatis, et fratris ejus Euthychii et Victorini, ac Flaviae virginis eorum sororis, item Donati, Firmati diaconi, aliorumque triginta monachorum , qui a Mamucha pirata pro Christi fide necati sunt”. Si può muovere qualche dubbio circa l’anzidetto Mamucha, che alcuni fanno venire dalla Spagna, altri sostengono d’ignorare chi egli sia.  In nessun modo, però, si può dubitare che ci sia stato un san Placido monaco, discepolo di s. Benedetto. I monaci, penetrati dallo spirito del loro stato, si consacrano a Dio in maniera speciale. Essi si dividono dal mondo e schifano d’immischiarsi negli affari del secolo, per potersi dedicare con maggiore facilità alla ricerca dei beni celesti. 

Nell’antico Martirologio di Montecassino, Muratori, tom. 7, Rerum Italicarum scriptores, col. 955; in Jean Mabillon, Iter Italicum litterarium, tom.  1, p. 144, San Placido è invocato nelle litanie benedettine. Vedi Ruinart, Apologia pro s. Placido, s. 5; Bona, Rerum Liturgicarum libri duo autore,  lib. 1, c. 12, n. 4 ; Mabillon, Annales. tom.2, …

Gelino è il primo che abbia dato a san Placido il titolo di discepolo di san Benedetto; egli  è stato seguito da Maurolico, Molano, Gelesinio, Baronio, …

Alcuni scrittori Bollandisti  ipotizzano che sia stato possibile sostituire san Placido monaco al martire dello stesso nome, il quale è più antico. Essi hanno per fondamento principale Usuardo, Notkero ed altri martirologisti, i quali, quantunque monaci, non danno al martire onorato nel giorno 5 ottobre, il titolo di discepolo di san Benedetto. A meno che non si sia prodotto qualche Martirologio manoscritto, in cui si legge nel giorno 5 di ottobre il nome di san Placido martire, che si suppone sia più antico di san Placido il monaco.

Noi pensiamo, scrivono i Bollandisti, che questi monaci possano avere più attinenza con i Benedettini, i quali opinano che il martire nominato negli antichi Martirologi di Occidente sia lo stesso discepolo di san Benedetto. Una cosa è certa, che essi sono i nostri santi monaci martiri che si onorano oggi in Occidente il 5 di ottobre.

Mabillon ricorda che i Barbari, i quali trucidarono san Placido e i suoi religiosi, non condividevano la loro religione e il loro stato e che fossero gli Schiavoni. Essi, sotto il regno di Giustiniano, portarono rovina alla Tracia e all’Illiria, come si legge in Procopio: “In de Bello Gotico, lib. 5, c. 58”.

Altri pensano che questi barbari fossero i Goti ariani di Spagna; altri ancora i Vandali ariani di Africa o i Mori pagani che erano loro soggetti: ed infine altri pensano fossero i Saraceni. Questi ultimi popoli sono troppo lontani, e non compaiono che molto tempo dopo nel paese di cui si parla.

I falsi atti dei nostri santi martiri danno, comunque, il nome di Mamucha, al capo dei pirati o barbari, e lo fanno venire dalla Spagna, circostanza che è probabilmente ricavata da qualche invasione posteriore.