Raccolta e preparazione della Mortella

La mortella è un liquore artigianale senza aggiunta di conservanti o coloranti.

Nella striscia di terra che separa il lago di Lesina dal mare, il Bosco Isola, si ammira una vegetazione ricca di profumi ed essenze straordinarie.

Queste essenze sono: leccio, ginepro, rosmarino, pino, mortella, corbezzolo (‘mbriakèlle), presenti solo in questa località.

Con le piante di bacche di mirto (mortella), qui abbondanti, si produce un liquore odoroso di antica tradizione, chiamato proprio “Mortella”.

Preparazione del liquore “Mortella”

Ingredienti per una dose:

  • 300 grammi di bacche di mortella
  • 300 grammi di alcool (più 350 g da aggiungere dopo i 40 gg.)
  • 400 grammi di acqua
  • 350 grammi di zucchero.

(Per più dosi si moltiplica il tutto per 2, 3, 4… a seconda della quantità di liquore che si vuole fare).

PREPARAZIONE

Mettere 300 g di mortella in 300 g di alcol in un recipiente di vetro e far macerare per 40 giorni (tenendo coperto e al buio).

Dopo questo periodo di tempo si toglie la mortella dall’alcool, che  viene rimesso nel suo barattolo originario.

Si prepara una pentola dove si versa  qui la mortella, che si copre di acqua. Si accende il fuoco e al primo bollore si toglie la mortella con una schiumarola e si versa in un torchietto, dove viene spremuta.

Il succo della spremitura si lascia da parte. Finito questo trattamento, in 400 g di acqua, (aggiungendone un po’ di più per compensare quella evaporata), si sciolgono 350 grammi di zucchero. Si gira per farlo sciogliere bene.

Nella soluzione di acqua e zucchero raffreddata, si versano l’alcool in cui si era fatta macerare la mortella, più altri 350 grammi, più il liquido della spremitura. Si mescola il tutto e s’imbottiglia.

Un po’ di leggenda

Il nome di questa pianta deriva dal mito greco di Myrsine, una ragazza invincibile nelle gare atletiche, che fu trasformata da Pallade in albero di mirto.

La ragazza aveva superato un giovane atleta cui la dea era legata.

Il mirto è anche sotto l’influenza di Venere.

Si narra che quando la dea della primavera e della bellezza uscì nuda dal mare, per nascondersi dallo sguardo avido di un satiro, si riparò dietro un cespuglio di mirto.

cespuglio di mirto o mortella

E proprio come Venere, anche questa pianta è legata indissolubilmente al mare.

Emblematica della macchia mediterranea, cresce rigogliosa soprattutto nella macchia del Bosco isola, nell’istmo che separa la laguna di Lesina dall’Adriatico, là dove è più intenso il profumo salmastro del mare.

Raccolta delle bacche

Questa pianta si sviluppa in ciuffi sempre verdi, con foglie lucide e profumate, che, contro luce rivelano piccole glandule.

In maggio i fiori bianchi, sbocciando, prendono la forma di piumini ed hanno un odore aromatico, pepato.

In autunno avanzato maturano le bacche blu nerastre.

Il mirto è simbolo di gloria e d’amore felice. Se ne facevano corone per gli eroi e per le spose.

E’ ricordato nell’Antico Testamento, quando con gli arboscelli s’intrecciavano ghirlande per le giovani donne d’ Israele che si maritavano.

Tratto dal libro di Alfonso Chiaromonte “Dalla Foce del Fortore a Torre Mileto”.

Pubblicato da Alfonso Chiaromonte

Alfonso Chiaromonte è nato il 25 aprile 1941 a Poggio Imperiale dove attualmente risiede. E' conosciuto come scrittore di cose patrie, autore di apprezzati studi su Poggio Imperiale, di cui ha descritto minutamente la breve ma intensa storia.