La meticolosa ricerca storiografica rende i suoi lavori una fonte inesauribile di dati da consultare e da utilizzare per ulteriori ricerche. Ne è prova l’ampia documentazione riportata in questo lavoro sugli aspetti socio sanitari che hanno interessato la nostra comunità e la comunità della vicina Lesina.
Impressionanti i dati che riguardano la mortalità infantile e situazioni epidemiche che hanno visto una grande attenzione da parte delle autorità civili cittadine, con adozione di provvedimenti di sanità pubblica e individuazione di luoghi da destinare alla cura degli ammalati … (Alfonso D’Aloiso)
Lo studioso di storia locale è l’Odisseo della ricerca.
Consulta documenti e memorie “navigando” tra archivi polverosi e, talvolta, dimenticati: archivi di stato, comunali, parrocchiali. Non tralascia i diari che riesce a recuperare nelle case private, non sottovaluta i racconti degli anziani, custodi della memoria storica, familiare e sociale, ingredienti che lo storico, nel nostro caso l’amico Alfonso, sa convogliare nel patrimonio di tradizioni e di memorie popolari che costituiscono le fondamenta delle vicende della nostra comunità … (Giucar Marcone)
Nell’instancabile opera di recupero dell’identità storica e dell’eredità culturale della sua Poggio Imperiale, Alfonso Chiaromonte ha finora analizzato e descritto minuziosamente tanti aspetti della vita che un tempo ne animava le case, la piazza e le strade …
Il lavoro di ricerca di Chiaromonte ha recuperato un mondo perduto, un mondo che vive ormai solo nella memoria di pochi e, soprattutto, nelle carte degli archivi che solo la pazienza e la costanza dello studioso sono in grado di far parlare. Ecco allora che i documenti conservati negli archivi prendono voce e ci raccontano le storie dei luoghi ma anche le storie degli uomini e delle donne che lì hanno vissuto …
Ho Sognato il Mio Paese, ultimo lavoro, solo in ordine di tempo ci auguriamo, di Alfonso Chiaromonte, però, è diverso dagli altri. Qui l ’autore ha compiuto una certosina ricerca scientifica capace di restituirci una visione d ’insieme di una Poggio Imperiale “sognata” non perché irreale, che anzi è realissima, ma perché ci appare come un sogno che ci riporta indietro nel tempo e che ricordiamo con gioia e stupore al risveglio. È un sogno, ma fatto con gli occhi ben aperti e attenti dello studioso … (Aldo Magagnino)
Sala polivalente a Poggio Imperiale
Poggio Imperiale, questo giovinetto, nato tra gli ultimi comuni della provincia di Foggia circa due secoli e mezzo fa, 1759, desta particolare simpatia. Questo borgo rurale, voluto da Placido Imperiale, sorge su uno spazioso colle a 4 Km dal lago di Lesina.
“Terra nova” lo chiamavano i contadini garganici. “Terra”, nell’antica parlata fiorentina significa non la campagna, ma il centro abitato. Nel Meridione, invece, significava una Colonia Agricola, una messeria…
Al sostantivo “Terra” si è subito unito l’aggettivo “Nova”, per indicare proprio quel luogo particolare, fondato dal principe Placido Imperiale e non un altro borgo qualsiasi. “Andiamo alla Terra Nova”, in pratica andiamo alla terra del principe Placido Imperiale.
Quest’appellativo rimase sempre come un augurio ed un momento di svago per chi trascorreva la maggior parte del tempo a coltivare la dura terra.
Il soprannome “Terra nova” non fu facilmente cancellato con il trascorrere degli anni dai ricordi e dalla mente dei cittadini, i quali, ancora oggi, con più insistenza sono fieri di chiamarsi tarnuìse, che è un modo più dialettale della parola terranovesi.
Nei documenti ufficiali esiste Poggio Imperiale, ma nella tradizione orale si dice ancora Terranova e terranovesi si chiamano i suoi abitanti.
Questo soprannome nel tempo fu volgarizzato in Tarranòve, tanto che ancora oggi i cittadini sono chiamati Tarnuìse. Resta ancora noto il famoso detto dialettale quando si scimmiottavano poggioimperialesi e lesinesi: Tarnuìse k’u cul’appìs’e lesenàre k’u cul’a panàre.
Questo appellativo Terra più l’aggettivo Nova si trova anche in un documento del 1794, dove una cittadina del villaggio di Poggio Imperiale lamentava al governatore del Principe l’abuso subito da un fattore di Domenico Maria Cimaglia per non aver mai pagato l’acquisto di pane e vino fatto per gli operai che lavoravano quel podere.
Ecco cosa c’è scritto in ASFG, Fondo Dogana , serie V, F. 39 bis, f. 4358: “La vedova Vincenza Raimondo di Terranòva…”.
Negli scrittori di terra garganica si legge spesso il termine Terranòva.
Giuseppe De Leonardis, nella sua Monografia generale del Promontorio del Gargano, Napoli 1858, p. 162, così scrive. “Tiepide sono le acque di Poggio Imperiale o Terranòva e quelle del Caudolo (sorgente di acqua calda, chiamata anche Caldoli, che scorre vicino alla Cappella Santuario di San Nazario Martire), che scaturiscono presso la chiesetta rurale di S. Lazzario; sono dette così, perché sono calde due gradi più dell’atmosfera, sparse di sale di Epson”.
Anche i cittadini di Poggio Imperiale non hanno dimenticato il nome Terranòva. Lo leggiamo, infatti, in una traversa di Via Vittorio Veneto, quella che taglia Via Vittorio Veneto e Via de Cicco.
Terranova è distante da Lesina due miglia circa, (scrive Michelangelo Manicone nella “Fisica Appula, parte I La Daunia”, Edizione di Storia e Letteratura, Roma, 2005 p. 64). “Questo villaggio giace sopra una leggiera elevazione, e tiene al nord il Lago di Lesina … Or Terranova ha essa le vere caratteristiche di un villaggio? … Or ne’ villaggi non devono le abitazioni star riunite. Esse devono essere sparse qua e là nella campagna, affinché il contadino abbia accanto alla sua casa il suo podere. Terranova è un villaggio riunito. Tutte le famiglie coabitano insieme nello stesso recinto. Le case sono dunque lontane dai terreni, che coltivansi: il ché in agricoltura è un inconveniente grande…”.
Al momento dell’Unità d’Italia, Poggio Imperiale aveva poco più di un secolo di vita. Chiaromonte evidenzia gli sforzi della comunità al fine di darsi un’identità e un ordinamento, tra le mille difficoltà create dalle rivalità tra le famiglie locali e dalla brama di dominio e di potere dei maggiorenti.
Qui come altrove, le famiglie più in vista amministravano il paese secondo i propri interessi e con scarso riguardo, quando non era del tutto assente, per quelli del resto della popolazione, per la maggior parte braccianti e piccoli artigiani.
L’autore, appassionato cultore di storia patria, ha già pubblicato numerosi studi nei quali ricostruisce, da angolazioni sempre diverse, lo sviluppo del paesello natio, dalle origini del piccolo borgo, nel diciottesimo secolo, fino ai nostri giorni.
Alfonso Chiaromonte è nato il 25 aprile 1941 a Poggio Imperiale dove attualmente risiede. E' conosciuto come scrittore di cose patrie, autore di apprezzati studi su Poggio Imperiale, di cui ha descritto minutamente la breve ma intensa storia.
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